Ispirato ad una storia vera. Una promessa del calcio di provincia, un ragazzo che negli anni 90 rinuncia agli scarpini e alla serie A per rientrare nel mondo scalzo, da frate francescano.
Come è potuto succedere? Cosa significa scegliere?
Ognuno di noi a volte pensa di potersi assegnare da solo una vocazione, dì ubriacarsi delle illusioni del mondo. Ma il successo, il denaro e l’eterna giovinezza non sono i soli parametri della rispettabilità sociale?
È davvero cosa buona e giusta esaltarci in questo nuovo Medioevo in cui viviamo?
Quale celebrazione, quale liturgia nella nostra vita è fonte di Letizia?
La mano de Dios!? Una bugia!
Credo sia tempo di scelte.
Credo che Maradona e San Francesco si siano parlati. Spero. E credo che forse nella
leggerezza dei piedi…respiri l’essenza stessa di Dio.
Dalla vita al teatro
Giovedì 22 Agosto 1991. Mondiali di calcio Under 17. Italia-Argentina è la sfida tra due selezioni imbottite dei campioni di domani. Il girone lo passano i sudamericani, ma il premio di uomo-partita va a un ragazzo del mio paese! Classe 1974, regista dal piede fatato, già vincitore due anni prima di uno scudetto nel Bologna, Santo Santo, Santo… è colui che viene nel nome del pallone.
Dicono che è bravo. Dicono però che non amerà più quel calcio. Dicono che diventerà frate. Dicono che prima o poi doveva spogliarsi anche lui di tutto, sposando l’altissima povertà. Dicono che bisogna scegliere nella vita. Dicono.
Credits
- di e con Donato Paternoster
- dramaturg Simone Faloppa
- aiuto regia Barbara Scarciolla
- produzione IAC Centro Arti Integrate
- genere: teatro d’autore
- Per un pubblico dai 10 anni in su
- durata: 50 minuti