Il Teatro Che Cresce“, è inteso nella doppia accezione di un fenomeno che cresce in città e che allo stesso tempo fa crescere chi lo vive.  La rassegna vuole far crescere la cultura teatrale in città, favorendo l’incontro tra teatro e cittadini, tradizione e innovazione, artisti emergenti e compagnie affermate. Gli spettacoli in rassegna sono pensati per coinvolgere pubblici diversi: bambini, bambine, ragazzi, ragazze e adulti. Gli spettacoli KIDS si rivolgono soprattutto ai più piccoli. 

Il teatro che cresce, è organizzata da IAC Centro Arti Integrate con il sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Basilicata e del Comune di Matera.

Calendario KIDS:

  • 2 febbraio 2025 | ore 18:00 | IAC | L’isola degli animali
  • 14 febbraio 2025 | ore 18:00 | IAC | La fiaba di Biancaneve
  • 9 marzo 2025 | ore 18:00 | IAC | Il gatto e la volpe
  • 30 marzo 2025 | ore 18:00 | IAC | Cappuccetto rosso kamishibai
  • 13 aprile 2025 | ore 18:00 | IAC | Questo è lo spettacolo migliore del mondo

Calendario adulti:

  • 28 febbraio – 1 marzo 2025 | ore 20:00 | IAC | Sveglia
  • 15 marzo 2025 | ore 20:00 | IAC | Sola contro la mafia
  • 17-18 aprile 2025 | ore 20:00 | IAC | Magarìa | *primo studio
  • 9-10 maggio 2025 | ore 20:00 | IAC | Caivano dreamin’  | *debutto
  • 16-17-18 maggio 2025 | *orari e luogo da definire | NEPHESH

Informazioni utili

Ingresso: Intero 8€ | Ridotto (under 18) 5€ 
Il botteghino apre mezz’ora prima dello spettacolo.
È consigliata la prenotazione: inviare un messaggio whatsapp al numero +39 3274095384 (IAC) indicando nome, cognome, numero di spettatori, titolo e data dello spettacolo.
IAC in Via Casalnuovo 154, Matera.

L'isola degli animali 
(gli animali giudicano gli umani)

Produzione Astràgali Teatro | Regia Fabio Tolledi | Con Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Matteo Mele, Cosimo Guarini | Musiche dal vivo Fabio Tolledi | Consulenza scientifica  Samuela Pagani, Flavia Antico | Traduzione ed adattamenti Flavia Antico

Sull’isola degli animali si scatena il caos, l’armonia e la pace degli animali sono sconvolte dagli umani che pretendono di avere il diritto di assoggettarli, disponendo di loro a proprio piacimento. Increduli, gli animali, fino ad allora liberi, decidono di intentare un processo contro gli uomini presso la corte dei saggi djinn, per chiedere spiegazioni della presunta superiorità umana.
Lo spettacolo è liberamente ispirato a “Il processo degli animali contro l’uomo” dalle “Epistole dei Fratelli della Purità”.

Questa rivisitazione teatrale per bambine e bambini è l’occasione per promuovere una riflessione critica sul mondo contemporaneo, nel quale è assolutamente necessaria una riappacificazione con il territorio e gli esseri umani e animali che lo coabitano, affinché non siano considerati semplicemente come un’alterità passibile di sfruttamento.

Lo spettacolo, attraverso un’interpretazione poetica, musicale, coinvolgente e profonda, consente l’approccio a un testo della tradizione araba che ha avuto molta fortuna in tutto il Mediterraneo e il Vicino Oriente nel Medioevo e nel Rinascimento e rappresenta un terreno fertile per la sempre più forte necessità di una società inclusiva e capace di valorizzare le differenze. Siamo chiamati ad ascoltare ‘le voci degli animali’ in una prospettiva ecologica e sensibile del mondo.

La fiaba di Biancaneve

Con Cilla Palazzo, Ermelinda Nasuto/Erika Grillo, Giancarlo Luce, Silvio Gioia/Vito Latorre, Salvatore Laghezza | Regia di Carlo Formigoni | Scene e costumi di Mariella Putignano | Maschere in cartapesta di Lisa Serio, Daniela Giummo e Mariella Putignano | Maschere e pupazzi in gommapiuma di Cinzia De Nisco

È sera, una mamma, un papà, una nonna ed una bimba, presi dalle loro faccende, prima di andare a dormire. La nonna racconta alla nipotina la sua fiaba preferita: “Biancaneve”. Ci siamo avvalsi dell’analisi che Bruno Bettelheim fa nel suo prezioso libro “Il mondo incantato”. Il problema di fondo di questa fiaba risulta essere il narcisismo sia della bambina che della Regina, ma siamo ben consapevoli che questa problematica deve rimanere riservata a noi interpreti e agli adulti che si occupano dell’infanzia, mentre si lascia che la storia parli con il suo linguaggio simbolico e consolatorio alla sensibile psiche del bambino. Nella nostra messa in scena la fiaba è “incorniciata” dall’elemento reale di una famiglia borghese. Le dinamiche tra i componenti della famiglia risulteranno poi esasperate o enfatizzate tra i personaggi della fiaba; così come alcuni oggetti presenti nella stanzetta della bambina, si ingrandiranno e si animeranno nella fiaba vera e propria.

Il linguaggio proposto, quello della fiaba, è la chiave universale per raccontare storie esemplari all’infanzia, divertendo ma allo stesso tempo facendo penetrare ed esperire al pubblico dei piccoli tutta una gamma di sentimenti umani, quali la paura, l’amore, l’ambizione, la solidarietà. Lo spettacolo si propone allora come una sorta di laboratorio del sentimento, attraverso una delle storie più conosciute e care ai bimbi. Un’altra caratteristica della nostra messa in scena è l’uso della maschera, linguaggio icastico per eccellenza, capace di divertire e allo stesso modo di mostrare con chiarezza il sentimento rappresentato.

Sveglia

Uno spettacolo di Cosimo Frascella | Con Cosimo Frascella | Produzione IAC

“Viviamo in un’epoca caratterizzata da una costante accelerazione, che ci allontana dal vivere pienamente il presente.”

SVEGLIA, uno spettacolo che mi sta profondamente a cuore. SVEGLIA non è solo un’opera teatrale, ma un’esperienza che invita a riflettere sul senso della vita, della morte e sulla consapevolezza. Il motivo per cui ci tengo così tanto è legato al suo potenziale di scuotere le coscienze, di portare il pubblico a guardare con occhi nuovi la propria esistenza, facendo emergere domande e consapevolezze spesso trascurate nella frenesia della vita quotidiana.

Perché ci tengo così tanto?

La mia formazione sia come attore che come psicologo mi ha insegnato quanto l’arte, in particolare il teatro, possa essere uno strumento potente di riflessione e guarigione. Con SVEGLIA, desidero offrire al pubblico un’opportunità di risveglio, di consapevolezza. Non è solo uno spettacolo, ma un invito a fermarsi e riflettere su temi universali come la vita e la morte, cercando di creare uno spazio dove si possa parlare di queste realtà con serenità e profondità. Questo progetto è importante perché offre uno spazio di riflessione rara, in un mondo che spesso evita di affrontare questi argomenti.

Il gatto e la volpe (aspettando Mangiafuoco)

Di Mario Mascitelli | Con Mario Aroldi e Mario Mascitelli | Assistente alla regia Silvia Nisci

Tutti conosciamo i due personaggi del libro Pinocchio per tutto ciò che combinano durante il racconto ma quale sarà la loro vera storia?

Ci siamo immaginati una panchina e un alberello bonsai dove i due, in attesa che arrivi Mangiafuoco a cui vendere Pinocchio, si raccontano e ricordano la loro vita passata e di come si siano ridotti in quello stato miserevole. Vorrebbero andare via ma non riescono, qualcosa li trattiene, perché capiscono che in quel luogo si sta svolgendo qualcosa di cruciale e, mano a mano che parlano, scoprono che esiste qualcosa di più importante degli zecchini d’oro di Mangiafuoco:  sta nascendo una nuova amicizia.




Sola contro la mafia

Con Arianna Gambaccini | Adattamento e regia Vito d’Ingeo | Tratto da “Non la picchiare così. Sola contro la mafia” di Francesco Minervini, ed. La Meridiana | Produzione Teatrermitage | In collaborazione con Libera Puglia

Maria, donna-bambina, si consegna inconsapevolmente nelle mani di un boss della mafia pugliese che la soggioga, ne fa una sua proprietà e la usa per compiere operazioni e traffici illeciti.

La sua coscienza, narcotizzata da un “amore malato”, si risveglia solo dinanzi alla vita che si rinnova nel suo grembo.La gravidanza, custodita e difesa con le unghie, irrompe come bagliore nel buio della sua martoriata esistenza per diventare lama con cui trinciare i fili della crudele ragnatela che la avvolge.

Con la fuga e la decisione di farsi “testimone” contribuirà a sgominare uno dei più efferati clan della cosiddetta “quarta mafia”. Ma a Maria non sarà restituita la libertà.

Costretta, sotto protezione e con altre identità, a peregrinare con suo figlio per la penisola, sperimenterà quanto crudele sia la “prigionia legalizzata” dei testimoni di giustizia e l’insensibilità delle istituzioni.
La storia di Maria, della sua forza e del suo coraggio è una storia vera iniziata nel nord della Puglia a metà degli anni ottanta e non ancora terminata.

Cappuccetto rosso kamishibai

Con Greta Belometti e Pierpaolo Bonaccurso | Regia di Pierpaolo Bonaccurso | Produzione teatrop

C’era una volta un fuoco e attorno al fuoco tante persone. C’erano anziani, adulti e bambini. Un bimbo chiedeva: “Nonno, nonno! Raccontaci una storia.” E il nonno cominciava a narrare: “C’era una volta…”. Attorno al fuoco si raccontavano le vicende della giornata e si passava il tempo inventando storie divertenti o misteriose, spesso custodi di morale. Molte volte capitava che da una storia ne nascesse un’altra cosicché la notte passava raccontandone mille, una intrecciata all’altra, come matriosche. In questo modo i racconti e le storie si tramandavano una generazione dopo l’altra.

In quanti modi possiamo raccontare una storia? Quante versioni di una stessa storia possiamo ascoltare? Cosa succede dopo il famoso “E vissero tutti Felici e Contenti…”?

Questo spettacolo nasce proprio da queste domande. La storia di Cappuccetto Rosso è solo una delle avventure raccontate dalla narratrice. In questo spettacolo vi mostriamo come sono andate le cose secondo noi, quando Cappuccetto Rosso e la nonna si sono salvate.
Servendoci di un grande e artigianalissimo Kamishibai, un’antica forma di narrazione giapponese,  arricchita di dettagli e particolari, raccontiamo dell’importanza di avere fiducia in se stessi e non avere troppa paura di ciò che non si conosce. 

Questo è lo spettacolo migliore del mondo

Una premiazione di Leonardo Tomasi | Con Riccardo Bucci e Cristiana Tramparulo | Dramaturg Sonia Soro | Collaborazione artistica Filippo Baglioni | Produzione L’Effimero Meraviglioso e La Botte e il Cilindr | Con il sostegno del progetto BUGS | Sviluppato presso Kanterstrasse, Straligut, Teatro Trieste 34

Una giudice armata di cronometro e taccuino, certifica il raggiungimento dei record in tutto i mondo. Dall’apnea più lunga, alla lumaca più veloce, fino al rumore più fastidioso. Dal primo all’ultimo, i primati del mondo vengono registrati e catalogati, per la gioia dell’intrattenimento di grandi e piccini. 

Un record per tutto, un record per tutti. Cani, gatti, vecchietti, ognuno sembra essere il migliore in qualcosa. Tramite l’uso di bislacchi strumenti di misurazione, un uomo in calzamaglia verde, effetti speciali da B-movie, e diverse prove d’abilità, la giudice si scontra ben presto sull’astrazione dei premi. 

Come attestare chi è il bambino più felice del mondo? Come stabilire la nonna migliore a cucinare? Qual è il cane più bello? E in un mondo dove tutti sono i migliori, chi è il miglior peggiore?

Questo spettacolo è una riflessione ironica e colorata sul concetto del talento, sull’aspettativa e sulla retorica della vittoria, un dialogo spettacolare con il giovane pubblico per esplorare le contraddizioni di una società iper- performativa, per superare il vuoto giudizio qualitativo dell’aggettivo “migliore”, in cerca di alternative creative, narrative e ludiche per definire la varietà brillante del mondo.

Magarìa
Elegia di un mondo perduto

Uno spettacolo di Eliana Iorfida e Francesco Gallelli | Con Francesco Gallelli | Drammaturgia e costumi Eliana Iorfida | Scultura, maschera ed elementi di scena Antonio Pittelli | Regia di Francesco Gallelli | Musiche, suoni e canti dal vivo, luci Gianluca Chiera | Produzione Agartha

Un pastore si smarrisce col suo gregge in un bosco la notte di Sant’Antonio Abate, notte magica in cui gli animali parlano fra loro. 

Da questo momento, il protagonista sarà vittima di una serie di incontri con creature afferenti al mondo pagano dell’area mediterranea, al limite tra reale e onirico, fino a quando, partecipando a un rito orgiastico fra pastori, non uscirà profondamente trasformato. 

Dal rituale dionisiaco, il pastore muterà nel suo femminino: una magàra-carbonaia che a sua volta frequenta i boschi. Il “femminile” interverrà in soccorso del pastore coi suoi sortilegi, nel vano tentativo di riportarlo alla vita/realtà, fino all’ineluttabile “taglio del filo”. Solo allora mondo pagano e cristiano, natura e spirito, si ricongiungono in piena luce.

Caivano Dreamin'
ovvero.. se puoi sognarlo, devi farlo!

Uno spettacolo di Fulvio Sacco | Coaching di Armando Pirozzi | Con Christian Giroso e Fulvio Sacco | Scene e costumi di Anna Verde | Progetto sonoro di Paky Di Maio | Assistenti al progetto Nu’ Tracks | Con il supporto morale di tutti quelli che hanno dimenticato il proprio sogno

25 Settembre 1926. Due improbabili della provincia di Napoli decidono di inseguire il “Sogno Americano” imbarcandosi per Ellis Island, New York. Quello che sanno, è che non hanno nulla se non la speranza, i sogni e delle bottiglie di anice che hanno come logo il disegno di un topo in pantaloncini corti con una bottiglia in mano. Quello che non sanno invece, è che questo scarabocchio nero cambierà la storia di ogni bambino sulla terra.

Lo ammetto, non ci è interessata nè l’alta improbabilità che una bottiglia di anice di Caivano (per l’appunto in provincia di Napoli) sia arrivata nelle mani di Walt Disney, nè che il padre di Mickey Mouse abbia potuto “rubare” il disegno del topo proprio dall’etichetta su questa bottiglia. Quello che ci è interessato invece, è partire da questa improbabilità per sviluppare un racconto ironico di come un sogno non potrà mai e poi mai realizzarsi!

Perché la cosa sicura non è che Walt Disney ha disegnato Mickey Mouse, la cosa sicura è che solo nelle sua mani sarebbe potuto essere ciò che oggi è. Non è quindi la natura o la materia dei nostri sogni che ci domandiamo in questa storia, ma è il rapporto che noi abbiamo con essi, sia nella loro presenza che nella loro assenza.

NEPHESH - Proteggere l'ombra

Ideazione, regia, drammaturgia Alessandro Renda | Dramaturg, assistente alla regia Tahar Lamri | Testo Tahar Lamri, Alessandro Renda | Voci Gemma Hansson Carbone, Tahar Lamri, Alessandro Renda | Design del suono, musiche e montaggio Francesco Tedde | Missaggio Cecilia Pellegrini | Realizzazione tecnica Antropotopia | Produzione Albe/Ravenna Teatro | In collaborazione con Azimut

È una performance che affronta il tema della precarietà della vita. Ognuno, in base alle proprie credenze, esperienze personali e culturali, percepisce il lutto in modo diverso.

In un mondo contemporaneo in cui si tende sempre più ad allungare la vita, rifiutando l’inevitabilità della morte, si rischia però di abbandonarsi alla paura del dolore e della finitezza delle cose. Il cimitero si mostra allora come lo spazio sicuro in cui accettare e accogliere questa fase dell’esistenza con la dovuta serenità o
lucidità. Il cimitero, oltre a essere un luogo di memoria, di preghiera, di riflessione sulla transitorietà della vita umana, rappresenta quell’incontro tra passato e presente, tra vita e morte. È un varco tra coloro che ci hanno preceduto, noi stessi e coloro che verranno dopo di noi.

Un gruppo di 20 spettatrici e spettatori, in cuffia, viene accompagnato da una drammaturgia sonora in un percorso tra tombe e lapidi, polvere e ombre, iscrizioni e sculture presenti nel cimitero. Non è una visita guidata del cimitero né un podcast sul tema della morte. Si tratta di un tempo di ascolto per riflettere sui legami che uniscono le persone e la memoria, intrecciare riflessioni e racconti di vita e di morte e sul tempo che abbiamo a disposizione.