di Caterina Marino
La futura classe dirigente di Caterina Marino è il progetto scelto nell’ambito della tematica Politica e terreno comune.
La futura classe dirigente non sa che il mondo che dovrà governare è sull’orlo del collasso. Impara la grammatica, l’inglese, qualche data importante e nomi di città che tra qualche anno non esisteranno più. La futura classe dirigente con molta probabilità non conosce telefoni che abbiano fili o tasti, è salita su diversi aerei nei primi anni di vita e ancora non sa di essere cruciale per il sistema pensionistico.
O, chissà, forse qualcosa ha intuito.
La futura classe dirigente è uno spettacolo che prende in prestito le parole di bambini e bambine che hanno adesso tra i 6 e i 13 anni, interpellati su problemi che potrebbero essere lì ad attenderli tra qualche anno se gli adulti di oggi non intervengono.
È un esercizio di immaginazione su un futuro che non si prospetta roseo e un interrogativo aperto sulle nostre azioni del presente. Non vuole essere accusatorio, ma anzi saltare oltre il senso di colpa, raggirare la retorica e guardare più a fondo, verso le possibilità ancora aperte di prenderci la responsabilità del pianeta e di quello che succede nel mondo. Nonostante le difficoltà di comprenderlo, o la paralizzante sensazione di non poter cambiare le cose. Spostando lo sguardo da quello che ci è stato lasciato a quello che potremmo fare invece noi.
La parola viene affidata ai bambini anche per riflettere la complessità dell’informarsi sul tema del cambiamento climatico e destreggiarsi tra la mole di input e opinioni in contrapposizione che quotidianamente riceviamo, oltre per rifuggire un qualsiasi scopo divulgativo o scientifico della drammaturgia. È uno spettacolo che vuole essere un atto di amore (un amore non rassicurante, ferino e complesso, ma comunque amore) verso esseri umani che non conosciamo, che magari devono ancora nascere, che potremmo anche non capire, o trovare simpatici. Che prima o poi decideranno anche per noi.
Esseri umani a cui tutto sommato nessuno ci chiede di fare attenzione, oltre l’ottica della performatività. Ha qualcosa a che fare con un famoso proverbio di un albero piantato, e un’ombra sotto la quale non avremo mai modo di sdraiarci.
Anche perchè, dicono loro, gli alberi non esisteranno più.
Caterina Marino - in residenza
Caterina Marino si diploma come attrice nel 2014 presso la Scuola di Teatro di Bologna Alessandra Galante Garrone. Studia inoltre con Mario Perrotta, Michele Monetta, i Familie Floz,
Andrea Baracco, Michele Sinisi, Lisa Ferlazzo Natoli. Tra il 2015 e il 2016 è ne Le mille e una notte con la regia di Andrea Baracco e in Odissea–da Omero a Walcott con la regia di Vincenzo Manna. Tra il 2016 e il 2017 lavora con Riccardo Caporossi nello spettacolo Forme, con Riccardo Vannuccini e la compagnia ArteStudio nello spettacolo No Hamlet, please, entrambi prodotti dal Teatro di Roma e nuovamente con Vincenzo Manna nello spettacolo CANI. Nel 2017 si laurea a Roma in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi di Drammaturgia su Gerardo Guerrieri e la sua prima traduzione italiana di Un tram che si chiama Desiderio. Nel 2018 è co-fondatrice insieme a Giulia Canali e Marco Fasciana della compagnia Binario1310 e con la quale partecipa al Premio Scenario Infanzia 2018, arrivando in finale con il progetto Come quando è primavera sul fenomeno afgano delle bacha posh e le disparità di genere. Lo spettacolo debutta poi nel 2019 e prosegue la distribuzione fino al 2023. Sempre nel 2018 traduce, insieme a Beth McCreton, il testo inglese Pramkicker di Sadie Hasler, di cui è anche interprete. Lo spettacolo debutta con la regia di Federico Brugnone nel luglio 2019 presso il Teatro Sociale di Gualtieri.
Nel 2021 vince la Segnalazione Speciale al Premio Scenario con Still Alive, primo testo interamente scritto, diretto e interpretato da lei. Lo spettacolo debutta nella primavera 2022, nel 2023 è finalista In-Box e vince la Menzione Speciale della In-Box Generation ed è attualmente in distribuzione. Sempre nel 2022 è impegnata in una tournée nazionale nel ruolo di Maisa nello spettacolo La classe di Vincenzo Manna, con la regia di Giuseppe Marini.