Vai a rubare a San Nicola!
Di e con Anna Piscopo
diretto da Lamberto Carrozzi
Scene Panagiotis Samsarelos
Luci Ettore Bianco
fotografia Stelvio Peti
Semifinalista al Premio Scenario 2019
Vincitore Premio Snad 2020 (SINDACATO AUTORI DRAMMATICI)
VAI A RUBARE A SAN NICOLA! è una fiaba dark che scardina i ruoli di genere delle fiabe classiche, riscrivendo una leggenda appartenente alla tradizione popolare e religiosa della città di Bari: il furto delle ossa di San Nicola da Mira. Se nella storia originale a rubare le ossa del Santo fu una nave carica di marinai, nella nostra storia è una ragazza ribelle a riscattare le sorti di Bari e la sua stessa vita. Annetta va contro le leggi del suo tempo e preferisce rimanere zitella perché non riesce ad innamorarsi di nessuno degli uomini che suo padre vorrebbe farle sposare. Un giorno incontra Matteo, un losco marinaio che per lei ha tutto il fascino del maschio verace. Si fa mettere incinta nel tentativo di convincerlo a sposarla, ma lui la rifiuta. Disonorata agli occhi di tutta la
città -barchette di carta abitate da ometti di canna di bambù – Annetta, fingendo di voler salvare il figlio che porta in grembo e che i genitori vorrebbero uccidere, fare a pezzetti e mettere sott’olio, si traveste da uomo e parte alla volta di Mira con l’intenzione di conquistare Matteo. È la storia del riscatto di una donna del Sud povera ed emarginata che, diventando protagonista ed eroina di una fiaba, ridà dignità al suo genere, al suo ceto sociale e alla sua lingua. Il testo è in un dialetto che sporca l’italiano e si snoda in un andamento musicale, ricco di assonanze e ripetizioni, ma sempre nell’ambito di una comunicazione molto concreta, a volte comica, l’unica di cui questo personaggio è capace. È un flusso sonoro che restituisce la capacità di ammaliare, di trascinare nelle spire del racconto, di vivere con passione e tenacia, che hanno solo certe donne del sud. L’impianto scenico restituirà la magia delle fiabe, in un gioco di luci e ombre. Si userà l’abito della Madonna Addolorata come immagine da trasformare, liberare e sdrammatizzare sul piano simbolico e scenico. Una città fatta di barchette di carta con tanto di pupazzi artigianali fatti con la canna di bambù fanno da scenografia, insieme ad una grande e antica tinozza: il mare.
Con l’intenzione di allestire una fiaba di gusto boccaccesco abbiamo fuso linguaggi di diversa provenienza: la sceneggiata all’italiana, la farsa e il cappa e spada del cinema di genere.