Con le mani
Con le mani
cosi lievi che sentivo dolore
Ispirato a Pentesilea di Heinrich von Kleist
Di e con Valentina Bischi
Testo e drammaturgia Clarissa Veronico
Cura Santuzza Oberholzer
Costruzioni Nicola Socciarello.
Ombre Manuela Trillo
Luci Max Mugnai
Foto Elena Lagova
Musiche Tout Bleu.
Video Diego Parbuono
Produzione Punti Cospicui – Bischi, coproduzione
Teatro dei Fauni – Cristina Radi– Locarno
Con il sostegno di Vallisa Cultura, Bari; Spazio AA_
Alessandra Antonello Pisa
Una donna torna sui suoi passi, torna indietro perché ha perso qualcosa nella polvere, nella corsa, tra le frecce della guerra. Ha perso il suo diario e il suo destino. Non sa più leggere i segni della vita
sulla sua mano. È una guerriera, questo ancora lo sa. Viene dalle sponde del Mar Nero, lì dove ancora giocava sulla sabbia, lì dove ancora rideva prima che, prima di.
C’è un prima nella sua memoria e quello che è venuto dopo non è più riuscito a ricomporsi.
Lei è Protoe, guerriera e compagna di Pentesilea, regina delle Amazzoni. Ha visto la guerra gioiosa del suo popolo di donne libere andate a Troia a conquistare i migliori eroi per condurli a Temiscira,
dove la festa delle rose celebrerà l’amore. Ha visto la sua regina inseguire Achille. Li ha visti illuminarsi, amarsi, promettersi. E poi? Poi il destino ha inciampato in una piega del cuore.
Pentesilea ha provato a cambiarlo e ora le linee della mano non parlano più. Ha provato a cambiarlo e tutto è crollato, esploso. Le schegge non si ricompongono.
Nello spazio intimo della memoria di Protoe, andiamo anche noi sul Mar Nero, poi a Troia in guerra, in una tenda tra parole d’amore sussurrate, e poi più giù, nelle pieghe di un mito che
racconta di dono e di possesso, di fiducia e tradimento, di libertà, dell’insostenibile peso della libertà.
Heirich von Kleist ha scritto una delle più belle versioni del mito di Pentesilea. Con le mani così lievi che sentivo dolore lo riscrive, nelle parole e nella scena perché ci somigli, perché racconti un
conflitto che è dentro di noi, che sorridendone, ridendone, ancora ci lacera.
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