Preferisco il rumore del mare
Un progetto di B A L T T H E A T E R _ M U S I C
Ideazione Francesco Altilio Alessandro Balestrieri Francesca Mignemi Eleonora Paris
Con Alessandro Balestrieri Eleonora Paris
Musiche Originali Francesco Altilio
Una produzione Teatro della Caduta
Con il sostegno di Matutateatro Officine Papage
CURA Centro Umbro Residenze Artistiche
Selezione Strabismi 2022 – Selezione Concentrica 2023
Fabbricare fabbricare fabbricare
Preferisco il rumore del mare
Che dice fabbricare fare e disfare
Fare e disfare è tutto un lavorare
Ecco quello che so fareDino Campana
Due figure di beckettiana memoria, si muovono incessantemente lungo i bordi di un quadrato appena visibile, secondo precise coordinate spaziali ed evitando sempre di attraversare il “centro”. Intanto da un lato il Lavoratore, pedina stremata del sistema capitalista, dall’altro la Disoccupata, tormentata dall’ansia dell’improduttività e incapace di godere anche solo di pochi giorni di vacanza, in un mondo che non fa che correre e competere.
Il lavoro occupa gran parte del nostro tempo, riempie le nostre giornate, si espande a macchia d’olio nelle nostre vite fino ad identificarsi con la vita stessa e a definirla in base al ruolo che ricopriamo. Perché stiamo al gioco? Quale vuoto cerchiamo di colmare?
CHE LAVORO VUOI FARE DA GRANDE?
Il lavoro fa parte del nostro immaginario fin da bambini, quando una delle prime domande era: “che lavoro vuoi fare da grande?”. Siamo cresciuti con la promessa di ottenere successo in proporzione al nostro impegno. Chi non sta nelle logiche dell’efficienza è destinato a vivere con una spada perennemente puntata sul capo, da se stesso in primis. Siamo noi gli ormai accertati datori di lavoro di noi stessi, stacanovisti e sempre pronti a sacrificarci per non mettere a repentaglio la riuscita della nostra performance.
Il tempo della vita e il tempo del lavoro non sono più separati. Tutto è lavoro.
Tutto andrà ad infoltire il nostro curriculum. Tutto è prestazione, uno strumento per ottenere un obiettivo, un mezzo per un fine. Noi stessi siamo strumenti per un fine: quale?
Il grande credo che ci unisce è la promessa che il lavoro ci renderà salvi, proteggendoci dal fallimento e dalla povertà. Ci comportiamo nei suoi confronti come i fedeli di fronte a Dio. La felicità è rimandata al giorno in cui i nostri sforzi ci faranno assurgere alle vette del successo. Sacrifichiamo il tempo, offriamo la nostra persona, abbiamo fede nel fatto che il nostro impegno costruirà, pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, il nostro paradiso. Cerchiamo disperatamente attraverso il lavoro un modo per appartenere a qualcosa, per avere un ruolo, per essere visti e riconosciuti dalla società. Cerchiamo una via di fuga dall’incertezza, dalle domande senza risposta, dal vuoto, dal caos e dalla morte.
L’odore che riempiva le chiese della mia infanzia si era sparso ovunque. Non solo nelle chiese, ma tutto attorno ai complessi di uffici. Non solo un giorno a settimana, ma ogni giorno, otto nove dieci ore al giorno. Non più accompagnato dal canto dei
preti e dei fedeli, ma dalla marcia di milioni di formiche sui tasti di un unico, immenso organo metropolitanoFederico Campagna, L’ultima notte. Anti-Lavoro, Ateismo, Avventura
DRAMMATURGIA
La drammaturgia si avvale di un processo di scrittura collettiva. Ognuno di noi ha proposto dei materiali che poi sono stati integrati gli uni con gli altri e messi in dialogo con il suono.
La musica è a tutti gli effetti parte integrante della drammaturgia. È il canale principe attraverso il quale scegliamo di approfondire – da un lato, la relazione con il dovere e l’obbedienza, spesso quasi inconsapevole, verso i sistemi di controllo della nostra società – dall’altro, è invece lo strumento attraverso il quale la vita si esprime e pervade tutto ciò che non è controllabile.
Gli interventi sonori sono in dialogo con l’azione e con la parola, aprendo uno spazio d’indagine nel rapporto tra pieno e vuoto, silenzio e caos, velocità e stasi. Il suono è ciò da cui prende avvio l’azione e ciò che può interromperla.
La società del controllo […] opera facendo leva su una posticipazione indefinita: l’istruzione è un processo continuo, l’intera vita lavorativa è segnata da una successione di aggiornamenti, il lavoro te lo porti a casa, lavori da casa e sei
casa a lavoro.Mark Fisher, Realismo Capitalista